Ringrazio il giornalista Paolo Mosanghini, capo della cronaca del Messaggero Veneto, che con il suo intervento ha riaperto il dibattito sul campeggio Italia ’90. Giostrai “si” giostrai “no”, grandi movimenti tecnico-amministrativi e politici alla ricerca di un’idonea sistemazione, dopo il niet da parte del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza a utilizzare il parcheggio dello stadio Friuli per i caravan dei giostrai. Chi conosce la storia sa benissimo, definirla dell’incredibile è troppo poco. Sta il fatto che da oltre un quarto di secolo il campeggio Italia ’90 è un esempio “vivente” ed evidente di spreco di denaro pubblico. Diverse amministrazioni comunali che si sono succedute, hanno ragionato, litigato e quel campeggio divenuto ormai un non luogo, è ancora lì, in condizioni penose alle prese con uno stato di abbandono che te ne accorgi da lontano. Una struttura poco distante dal parco del Cormor e dell’area dei Rizzi mai utilizzata, ancora priva del collegamento all’impianto fognario. Nel 2016 parlare di fogne è davvero surreale, ma è così. Lunghe diatribe tra il comune contermine di Pasian di Prato, quello di Udine e il Cafc (Consorzio acquedotto Friuli centrale). Carte su carte, interrogazioni, riunioni e prese di posizioni sulle competenze su chi dovrebbe farsi carico e intervenire per collegare una volta per tutte la struttura alla rete fognaria. Risultato nulla di fatto. Tra sprechi e occupazioni abusive e atti di vandalismo in tutti questi anni hanno causato non solo dei danni visibili per centinaia di migliaia di euro, ma anche il deterioramento strutturale a causa del mancato utilizzo. Eppure potrebbe essere il fiore all’occhiello per la città, un vanto un modo diverso di concepire il turismo, sempre più divenuto mobile e mordi e fuggi. Non solo i giostrai e caravan o qualsivoglia, ma un ragionamento diverso, una visione che vada oltre l’utilizzo contingente dettato oggi da esigenze di mancanza di spazi all’interno del territorio comunale. A Udine non esiste una vera, bella e moderna area dedicata al campeggio. Questo è un tema cui da Consigliere comunale e amministratore pubblico, vorrei confrontarmi. Esempi tanti, forse anche troppi. Il nord Europa ne è pieno. Sono quelle aree che negli ultimi decenni sono nate come funghi, che servono e danno sostegno alla cosiddetta vacanza alternativa, ma comunque comoda e appassionante. Luoghi attrezzati e polivalenti, che quando li guardi a volte fai anche fatica a chiamarli campeggi. E allora cosa ha di diverso, cosa ha in meno Udine che altre città hanno? Io credo nulla. Forse in tutti questi anni gli è mancato un po’ coraggio, la voglia, oppure quel pizzico di follia che ti serve per prendere in mano la questione e realizzare un qualcosa d’indispensabile a promuovere e facilitare un turismo diverso che si muove utilizzando i camper e le roulotte. Eppure pensandoci bene non sarebbe nulla di nuovo, già sperimentato e funziona anche bene. Udine credo abbia il diritto, quantomeno alla pari di quello che accade nelle altre città in Italia e all’estero, di sentirsi ed essere competitiva. Una visone che non si fermi alla sola riqualificazione e riorganizzazione di quel poco che è rimasto, ma un sito che vada ripensato, studiato, concepito e attualizzato al 2016, per renderlo d’interesse per la città, accessibile, organizzato e collegato al vicino parco del Cormor realizzando un percorso eco-sostenibile pedonale e ciclabile immerso nel verde, ma anche verso la città, e viceversa. Una sfida nella sfida, a volte si riqualificano palazzi e aree sperando che ti vada bene, auspicando che qualcuno abbia l’interesse per fare o per metterci un qualcosa. Lì a priori già sappiamo quale sia la sua destinazione d’uso, non occorre inventarsi nulla. Io non so se per Pasqua o per novembre al ritorno di Santa Caterina in città il campeggio Italia ’90 possa essere già pensato e utilizzato. L’auspico mi verrebbe di dire magari. Per questo mi aspetto una reazione immediata, chi ha responsabilità di governo della città già da domani inizi a fare un ragionamento condiviso e partecipato sul futuro e sulle potenzialità mai utilizzate di quell’area. E se quanto prospettato verrà messo nero su bianco non avrei, così come credo nessuno altro abbia difficoltà a farlo, voterei “si”.