La riduzione degli affitti era uno dei punti previsti nelle linee programmatiche di Honsell. Nel maggio del 2013 durante illustrazione del sua programma al consiglio comunale appena insediato, con l’azione n. 1 “Lavoro e imprese” s’impegnava a compiere: “azioni volte a favorire la riduzione degli affitti”. Nulla di questo è stato fatto. Non a caso questo trend negativo era già iniziato nel 2008. Siamo al 2015 e i dati inconfutabili ci dicono che stiamo assistendo a un continuo stillicidio di chiusure di attività commerciali nel centro cittadino. Un numero considerevole, 118 attività che nel giro di 8 anni hanno gettato la spugna, sono davvero troppe. Questa inversione di tendenza che ha visto sempre più la migrazione delle attività commerciali verso altri lidi, è grazie alle politiche del centrosinistra che hanno alimentato la desertificazione del centro storico e pesantemente indebolito e compromesso una varietà di attività commerciali. Affinché il centro storico nel giro di qualche anno non sia completamente svuotato, bisogna nel più breve tempo possibile rilanciare un tavolo tecnico con il Comune, le associazioni dei proprietari e delle agenzie e Confcommercio per cercare di trovare una soluzione per calmierare i prezzi degli affitti e sostenere definitivamente la finanziabilità e la progettualità del centro commerciale naturale, che fino adesso è rimasto solo sulla carta. Solo grandi paroloni, ma nulla di concreto. La città e il centro hanno bisogno di un piano strategico complessivo, di regia unica, in grado di conferire al commercio cittadino del centro una prospettiva che si attesti verso una vera competitività, investendo sull’innovazione e sul rinnovamento sulla pianificazione che non può essere solamente dedicata a una sola via, ma a una visione più ampia che va alla rivisitazione e alla ridefinizione del ruolo della città che deve avere con il commercio e viceversa. Da anni stiamo dicendo che l’amministrazione comunale ha una vision del tutto sbagliata e inadatta alle esigenze della città, dei cittadini e dei commercianti. Mediocremente cura la contingenza, senza riuscire a guardare oltre. Il rilancio del centro storico di Udine non può dipendere esclusivamente dalle politiche settoriali, seppur importanti, che riguardino strategie e progetti di riqualificazione territoriale, dei servizi e delle infrastrutture, ma devono essere abbinate alla promozione e all’idea di un nuovo metodo di concepire la città e in essa fare il commercio. La vera evoluzione positiva non può partire dal singolo punto vendita, ma deve riguardare il complesso in cui il singolo negozio si ritrova, e che si caratterizza in base all’accessibilità, all’attrattività, nonché alla conglomerazione, che deriva dalla presenza congiunta o ravvicinata di più punti vendita che offrono beni sostitutivi e complementari. Pertanto il problema della gestione del commercio nel centro storico, risiede non soltanto nella scelta delle azioni da realizzare, ma, ancor prima, nell’individuazione dei soggetti, problema che potrà essere risolto avviando un metodo di cooperazione in grado di coinvolgere tutti nella definizione degli obiettivi. Non solo, ma anche attraverso delle sinergie, dove la politica non può tirarsi indietro, per pianificare eventi e manifestazioni di livello, spalmati in tutto l’arco dell’anno, e non solamente in determinati mesi. Andrebbe poi ricreato e coniugato il binomio cultura e commercio, un territorio denso di risorse ambientali, paesaggistiche, culturali, commerciali e insediative da rilanciare e valorizzare. Anche le organizzazioni di categoria devono contribuire a questo salto di qualità: a loro spetta un ruolo fondamentale di stimolo e d’impulso nel campo della formazione, nell’aggregare le imprese su progetti comuni per favorire e sostenere iniziative promozionali e commerciali. L’amministrazione comunale dovrebbe invece interessarsi in particolare, alle azioni per la riqualificazione di strade storiche per lo shopping, e alla creazione d’itinerari culturali-turistico-commerciali abbinati a veri percorsi d’acquisto. Nella sostanza è quello che manca a Udine. La città deve dotarsi di un piano serio e moderno di marketing urbano, con il compito e con gli obiettivi di intercettare e gestire imprenditorialmente la selezione della tipologia di offerta da proporre (nicchie qualitative, scelte di assortimento, un’ampia offerta merceologica, la definizione dei target di consumo e salvaguardare e valorizzare gli spazi urbanistici di socializzazione) senza però inseguire la grande distribuzione, e in particolare nella competizione dell’offerta merceologia, degli spazi e dei prezzi. I cittadini chiedono questo, un centro urbano che sia spazio di esperienze in logiche di apprendimento comodo e piacevole. I negozi devono avere format a più dimensioni, dal recupero delle tradizioni artigianali ai grandi magazzini, dalle librerie, all’abbigliamento di qualità e per i giovani, dai negozi di entertainment agli articoli sportivi. Ad esempio in centro città ci sono solamente due cinema, Il Centrale e il Visionario, pochi! Anche in questo senso è cambiata la soddisfazione dei cittadini che non è data solo dai monumenti storici e dai negozi, ma dai locali, dei ristoranti e dall’offerta di servizi; senza più stimoli, senza motivazioni abbiamo assistito a un centro storico che di anno in anno sta perdendo i pezzi più preziosi. In ogni modo, magnifico o disarmonico che appaia, il centro storico di Udine è il teatro della nostra storia, dei nostri usi e costumi, delle nostre tradizioni e poiché tali rappresentano un insieme di valori socio-economico-culturali che non possiamo ignorare e di cui non dobbiamo privarci.