Intensificare i controlli per aumentare la percezione di sicurezza. Dopo gli ultimi episodi occorre più prudenza anche nel muoversi.
Chi delinque nessuna considerazione va immediatamente espulso e i flussi vanno arginati e bloccati a monte.
Bene i controlli da parte delle forze dell’ordine sui profughi, cui vanno sempre i ringraziamenti per l’importante lavoro che svolgono, ma la gente ha bisogno di più sicurezza e di essere rassicurati che nulla possa succedergli a qualunque ora del giorno. Purtroppo, chi assume comportamenti del genere, atti di aggressione e violenza, disturbo della quiete pubblica e spaccio di droga, non può continuare a essere considerato profugo o richiedente asilo politico e ricevere assistenza, bensì va trattato alla pari di un delinquente. Ormai sono da mesi che stiamo assistendo ad episodi del genere, come non dimenticare anche la via di fuga o di accesso scoperta nel retro nell’ex caserma Cavarzerani. Sono tutti campanelli di allarme che registrano una situazione e una certa percentuale di richiedenti presenti su Udine che è pronta a commettere azioni delinquenziali, avvenimenti che si sono accentuati, una fase di continuo cambiamento dovuto anche al progressivo aumento del numero di profughi presenti in città. Ma la cosa più sconcertante è che una parte politica in particolar modo la sinistra e il Pd continua a farne un baluardo da vantarsi in ogni sede di questa accoglienza sconsiderata e mal governata. Evidentemente la pensiamo diversamente e troviamo anacronistico continuare a dire che un 25 enne o un 30 enne che arriva in Italia e in Friuli scappa della guerra. La stragrande maggioranza di loro non ha nessun segno né di tortura né di persecuzione, figuriamoci di ferite da guerra. Non sapendo più che pesci pigliare, la guerra per la sinistra è divenuta una giustificazione politica da propinare alla gente, un modo o nell’altro per far passare un messaggio di accoglienza e di concedere a tutti i costi l’assistenza e la protezione internazionale, anche a chi non né diritto. Basta è ora finirla. È da oltre tre anni che stiamo ripetendo che i profughi che accogliamo e manteniamo sono tutti dei ragazzotti in cerca di fortuna, altro che scappare dalla guerra o perseguitati politici. Per capire ciò, non bisogna andare tanto lontano a venirci incontro sono i numeri. Alla fine del percorso di riconoscimento o meno dei requisiti di richiedente asilo, solo una piccola percentuale delle richieste esaminate viene ammesso al programma di protezione. Questo per dire che, leggendo i dati tratti dal sito istituzionale del Ministero dell’Interno, nel 2015 su base nazionale il numero delle richieste esaminate ammonta a 71.117 e solo il 5% è stato riconosciuto rifugiato. Il 14% ha ottenuto una protezione sussidiaria, il 22% umanitaria e oltre la metà, il 58% ha ottenuto il diniego a qualsiasi protezione. Stesso andamento è confermato nei dati del mese maggio 2016. Sempre su base nazionale su 9.062 domande esaminate, il 6% è stato riconosciuto rifugiato. Il 13% ha ricevuto una protezione sussidiaria, il 18% umanitaria e il 63% il diniego a ogni forma di protezione. Se questi dati li confrontiamo con i numeri di presenze al 2015 in Friuli Venezia Giulia che sono di 2.484 con una percentuale di accoglienza del 3,03% rispetto alle accoglienze totali nazionali, capiamo subito che, a fronte del numero considerevole di presenze, considerata l’estensione del territorio regionale, la popolazione residente e il numero di richieste di asilo, intuiamo che la percentuale in regione di chi viene ammesso al programma è bassissima. Non solo, se a quest’ultimi senza nessuna forma di protezione, aggiungiamo anche quelli che ottenuto il foglio di via dalla questura e non potendo essere ammessi nelle strutture ricettive dell’ex caserma Cavarzerani, ora anche alla caserma Friuli, li troviamo ovunque per la città un girovagare di giorno o di notte, occupando qua e là strutture e tettoie private, si intuisce subito quanto il fenomeno sia divenuto incontrollato e preoccupante. Gli udinesi ormai sono stufi di questo buonismo, di questa solidarietà solo di facciata che nasconde il malaffare e un business divenuto incontrollato. Se a tutto questo aggiungiamo gli atti delinquenziali, come la detenzione e lo spaccio di droga, i rientri illegali nelle strutture ricettive e atti di aggressione e violenza sessuale, si fa subito a capire il grado di importanza che sta assumendo tutta la questione divenuta oltretutto insostenibile in termini di percezione dell’insicurezza e del quieto vivere, che senza dubbio alimenta disaggio e paura negli udinesi.
Leggi la notizia apparsa sul MessaggeroVeneto del 22 giugno 2016