Il rilancio del centro storico passa attraverso una visione e una pianificazione strategica che abbia come peculiarità la ricerca di una regia unica per la valorizzazione di tutta l’area e della sua imprenditorialità. In questo senso il dibattito sul centro storico visto come una grande area pedonalizzata, con una zona a traffico limitato funzionale, si incastra perfettamente e avrebbe un significato logico e nello stesso tempo lo renderebbe attrattivo e dinamico. La logica del movimento delle masse dal centro alla periferia e viceversa, comporta una valutazione e uno studio approfondito che trova fondamento nella complessità dei risultati ottenuti grazie a un processo di analisi del marketing urbano. Oggi, quello che più manca a Udine è questo strumento pianificatorio che ha la capacità di trasformare un centro storico vuoto di persone e pieno di automobili in un centro storico attrattivo e nel contempo un luogo piacevole da visitare e frequentare. Ciò significa che il primo passo da compiere per realizzarlo, è creare le condizioni. Da parecchi anni in città si è aperto un lungo dibattito sul tema, che vede protagonista il centro commerciale naturale e la pedonalizzazione del centro. È ovvio, che Udine per la sua peculiarità e per la sua conformazione soffre della mancanza decisionale e da più di un decennio vive condizioni in parte ibride e in parte no. Una pedonalizzazione a macchia di leopardo che confonde cittadini, commercianti e turisti e non risolve nessuna delle politiche sia dal punto di vista ambientale sia di vivibilità e di conseguenza pregiudica le dinamiche che ruotano attorno allo sviluppo dell’attività commerciali. Dal punto di vista concettuale, le varie amministrazioni comunali che si sono susseguite non hanno saputo cogliere queste dinamiche, ma si sono limitate a micro progetti decisionali che sono sfociati nella chiusura di singole vie e piazze, senza un disegno complessivo che scaturisse dalle esigenze e dalle richieste della polis. Polis che il centro storico si è visto strappare pian piano verso altri luoghi. Proprio da quest’ultimo concetto occorre iniziare. Politicamente, non può esiste nessun preconcetto partitico cui imporrebbe divisioni tra destra e sinistra se corretto o meno procedere a una pedonalizzazione completa del centro cittadino, o una sua apertura totale alle autovetture. Il dibattito va indirizzato in modo diverso. Per procedere alla pedonalizzazione completa e a una totale chiusura del centro bisogna per prima cosa attuare delle politiche che favoriscono la fruizione del centro. Solo quando il centro cittadino si è riabituato alla gente e la gente stessa, le attività commerciali e con esso tutto il sistema imprenditoriale inizia a non digerire più la presenza promiscua del binomio pedone-automobile, vuol dire che è arrivato il momento per dare il via alla pedonalizzazione, poiché è ovvio che si rende necessaria.
Purtroppo, a Udine oggi il processo è all’inverso. Prima si chiude e poi si cerca in tutti i modi di riportare la gente in centro. Non è così che funziona. A Udine questo atteggiamento verso la città non è una novità. Quotidianamente è sotto schiaffo e preda di queste scellerate politiche che si limitano a gestire esclusivamente parti della città e non in modo complessivo. Ma quello che più sta procurando danni, è lasciarla nelle mani e all’inventiva di qualche singolo politico che, invece di fare il bene della città, sta alimentando in modo subdolo il cancro che da parecchi anni soffre Udine, che è la desertificazione dei residenti del centro e delle attività commerciali.